Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
7 novembre 2011 1 07 /11 /novembre /2011 10:42

Notav.jpg

Nelle polemiche che imperversano in questi giorni, a seguito del  pratico commissariamento del nostro Governo da parte dell’Europa, è sfuggita una notizia che dovrebbe preoccupare non poco chi ha a cuore le sorti della democrazia italiana: nel decreto per lo sviluppo che dovrebbe essere predisposto dal Governo, sarebbe contenuta una norma in base alla quale chi si introduce nell’area della TAV, potrebbe essere condannato ad un anno di carcere e ad una sanzione pecuniaria di 309 euro. Siamo ormai alle logiche conseguenze di una situazione che si presenta con la massima chiarezza: lo Stato italiano sta gettando via miliardi e miliardi di euro per una opera della quale una buona parte dell’opinione pubblica ha ormai capito la sostanziale inutilità e dannosità. Tra incidenti e manifestazioni contrarie nelle quali a pacifiche famigliole, spesso, vanno a mischiarsi frange antagoniste cui, con ogni probabilità, dell’opera non importa nulla, ma che hanno come unico scopo quello di dar luogo ad episodi clamorosi che richiamino l’attenzione dell’opinione pubblica su di loro, i No TAV sono comunque riusciti a richiamare l’attenzione su quanto sta accadendo in Val di Susa.
Purtroppo, nella confusione, in questi mesi è stata spesso sacrificata l’informazione su un opera che, secondo chi la vuole, è necessaria per agganciare l’Italia ai flussi di merci verso l’est europeo, mentre per i contrari sarebbe totalmente inutile, in quanto il movimento di merci sulla tratta tra Torino e Lione è ormai da molti anni stagnante, se non in drastico calo. A corroborare questa seconda ipotesi vorrei ricordare quanto asserito da Francesco Ramella, esperto del settore trasporti e membro dell’Istituto Bruno Leoni, il quale non ha alcuna remora nell’affermare testualmente: “«Io sono molto critico su tutta la vicenda dell'Alta Velocità ma ho argomenti diversi dai no-Tav: la verità però è che questo investimento non si giustifica sul versante economico. La spesa è molto elevata e i guadagni assolutamente modesti». Il parere di Ramella, è molto interessante, in quanto questi non ha proprio nulla in comune con i comitati No-Tav, che, secondo lui si opporrebbero a tutto, a prescindere, in una ottica di NIMBY (Not in my back-yard, non nel mio cortile) mentre il suo è un parere fondato su dati di fatto. Secondo lui, l’opera non alcun fondamento economico: costerebbe circa 15 miliardi (ma c’è chi porta la cifra complessiva ad almeno 17) che, per giunta non sarebbero a carico dei privati, ma dello Stato. Il quale, per poter trovare le risorse, dovrebbe o aumentare la spesa pubblica o aumentare le tasse. Tertium non datur.

Altro dato su cui si dovrebbe riflettere, secondo Ramella, sta nel fatto che poiché le persone che utilizzano la tratta non sono molte (si parla in definitiva di poche migliaia all’anno), il progetto originario, che prevedeva appunto una tratta riservata alle persone è stata ampliata alle merci. Ma il movimento complessivo, anche in questo secondo caso, è veramente poca cosa, e ormai da molto tempo. Insomma, stiamo parlando di una linea molto secondaria, sia che si tratti di trasporto passeggeri che di merci. Ramella, smonta anche uno dei presupposti strategici su cui si basano i favorevoli alla TAV, affermando che il famoso Corridoio Quinto, quello che dovrebbe agganciare l’Italia al traffico che da Lisbona va verso l’Ucraina (noto come Corridoio Quinto), non esiste: Portogallo e Ucraina, non hanno alcun progetto in proposito, quello di cui si parla, è solo un tratto di pennarello partorito da qualche burocrate europeo per giustificare la propria funzione e il ricco emolumento ad essa collegato. Altra imprecisione smontata da Ramella, è quella riguardante i vantaggi che deriverebbero al nostro paese a livello di finanziamenti. Sinora si è sempre parlato di 670 milioni di finanziamenti europei, peccato che la cifra vada spartita tra Italia e Francia. Insomma, per poter avere 335 milioni di euro di finanziamenti, lo Stato italiano dovrebbe accollarsi al minimo una spesa di 15 miliardi di euro, quello stesso Stato che nei prossimi anni sarà chiamato ad un gigantesco sforzo per rimettere a posto i disastrati conti pubblici. A questo punto, la domanda non può che essere: cui prodest? Io una risposta ce l’avrei: la TAV giova a quei politici che non vedono l’ora di rimettere in piedi quel sistema di tangenti smontato, almeno parzialmente da Mani Pulite. Quale miglior occasione per una nuova abboffata in grado di rinverdire i fasti di Tangentopoli? 

 

Condividi post
Repost0

commenti